“Gherrende contra de su colonialismu” – 1 de maju 2024. Contributo polico di Caminera Noa


Pubblichiamo il contributo politico di Caminera Noa
presentato al Congresso fondativo di ’Entula, 1 maju 2024 

Saluods a sas cumpanzas e sos cumpanzos de Entula, a sos sotzios, sos comitados e sos movimentos chi oe sunt partecipende a custu cungressu e a custa die de festa, sa die de sas triballadoras e de sos triballadores.

Caminera Noa ha accettato l’invito a prendere parte a questa giornata portando un suo contributo nell’ambito di un confronto e di un dibattito difficile, poiché lo si affronta in un momento di profonda crisi del movimento indipendentista, sia sul piano elettorale che su quello dell’aderenza della proposta indipendentista alle attuali istanze sociali che attraversano l’Isola. 

Siamo nel bel mezzo di uno scollamento tra i nostri movimenti e la società sarda, scollamento determinato da una assenza di radicamento, da una frammentazione che non rende leggibile, né credibile la proposta indipendentista, scollamento che non si può sanare, evidentemente, alla vigilia delle elezioni regionali. 

Guardiamo con interesse alla prospettiva di aprire un confronto e una analisi della realtà sociale e politica all’indomani del voto poiché per troppo tempo ci si è illusi di poter risolvere questo problema mettendo su, di tutta fretta, una coalizione a sostegno di questo o di quel personaggio più o meno famoso e in grado di portarci all’interno del Consiglio Regionale, trascurando invece la necessità di costruire un consenso che dal basso mettesse in discussione sia la classe politica che fa da mediazione con il colonialismo italiano, sia le dinamiche elettorali che mantengono fuori dalla rappresentanza democratica enormi fette della società sarda. 

Lo abbiamo visto nel 2014, con l’esclusione dal consiglio regionale di Sardegna Possibile, la coalizione guidata da Michela Murgia, che superava le 75mila preferenze e lo abbiamo per certi versi visto oggi con i 50mila voti della lista guidata da Renato Soru. 
Non vogliamo ora fare un’analisi del voto, ma è chiaro che di fronte all’impossibilità di costruire nell’immediato una coalizione capace di contrapporsi al duopolio coloniale e di prospettare una concreta alternativa di governo dell’Isola, occorre cambiare radicalmente strategia e ripensare completamente i termini del nostro agire politico. Per circa trent’anni l’indipendentismo è stato condizionato dalla prospettiva di una crescita esponenziale di consenso che ci avrebbe portato prima all’interno del Consiglio regionale e poi alla guida della RAS. Questo non è avvenuto, e in riferimento agli ultimi quindici anni, per almeno due motivi: una legge elettorale profondamente iniqua e antidemocratica e l’impossibilità per l’indipendentismo di dare continuità a un processo politico che ha avuto come unico obiettivo quello elettorale e non più quello della costruzione di un grande movimento di massa per l’emancipazione, come invece accadeva a fine del secolo scorso e nel primo decennio del duemila, dove grandi entusiasmi e grandi energie sono stati spesi nelle battaglie per la difesa del territorio, contro l’occupazione militare o per denunciare le storture del centralismo. 

Non crediamo che il problema sia la partecipazione alle elezioni, ma l’incapacità degli indipendentisti di adattare le proprie forze al terreno di scontro politico determinato dal colonialismo e di ribaltare il paradigma che ci rende inoffensivi. 

Per farlo riteniamo si debba guardare a una prospettiva di ricostruzione del movimento nazionale partendo dalle nostre 377 comunità, partendo dal basso, dai movimenti civici e dalla prospettiva delle municipalità come terreno privilegiato dove portare il dibattito nell’immediato, dal supporto ai comitati che spesso, affrontano battaglie contro le speculazioni e gli interessi coloniali in totale solitudine. 

Ribaltare il paradigma significa non guardare alle elezioni regionali come l’unico obiettivo possibile da raggiungere. 

Vogliamo favorire un processo di dialogo e di confronto con le tante anime del movimento indipendentista, favorire la condivisione degli spazi di lotta, nell’ottica di una ridefinizione del “Movimento Nazionale per l’Emancipazione”, dove tutte le componenti hanno una propria funzione propulsiva e tesa al rilancio di una prospettiva di cambiamento radicale. 

Un lavoro di questo tipo implica il superamento dei personalismi che stanno alla base della frammentazione dell’indipendentismo ma anche dell’autoreferenzialità che rappresenta oggi il più grande ostacolo al dialogo e al processo di riunificazione e ricostruzione del movimento nazionale. 

Guardiamo con entusiasmo a un nuovo modo di approcciarsi alle lotte e al modo di intendere la militanza politica, in cui non devono esistere lotte esclusive ma patti di solidarietà e di mutuo soccorso

Le sfide che abbiamo davanti sono molte e alcuni tra i principali temi che attraversano l’isola vale la pena ricordarli: Il gigantesco piano di speculazione energetica, lo spopolamento, la grave crisi sociale ed economica che maggiormente colpisce nei grandi centri urbani, l’emigrazione di migliaia di giovani, la dispersione scolastica e la smobilitazione dello Stato in settori essenziali quali infrastrutture e trasporti, sanità, scuole, asili nido tranne che nel suo apparato militare e repressivo. 

Ed è proprio sul ruolo della Sardegna e più in generale del Mediterraneo come area strategica dei piani di guerra dell’imperialismo occidentale che vogliamo concentrare la conclusione di questo intervento, ricordando i 30mila morti a Gaza e che in Sardegna l’esercito Israeliano è venuto ad addestrarsi, proiettandoci in qualche misura in quello scenario di guerra che ci appare sempre più come un genocidio da fermare. Ci sembrava doveroso ricordarlo durante la festa del lavoro perché crediamo che sia nostro dovere sensibilizzare i lavoratori e le lavoratrici sarde a prendere posizione contro la guerra e contro l’uso della nostra terra come gigantesco Hub militare al servizio della NATO e delle infami guerre imperialiste volute, finanziate e armate dall’Occidente.

Approfittiamo di questo momento di confronto per lanciare un appello a un’azione comune dell’area indipendentista su questo argomento, affinché la condanna della guerra sia il primo dei processi di costruzione di un movimento di lotta unitario, che in qualche modo inauguri una nuova fase politica, di ricostruzione e di ricomposizione del movimento per l’emancipazione nazionale e sociale dell’isola. 

Auguriamo buon lavoro alle compagne e ai compagni di Entula con cui siamo certi di poter sviluppare gran parte delle questioni oggi appena accennate.

Bonu traballu.


Coordinamento Natzionale di Caminera Noa
Sassari, 1 de Maju 2024