Ancora una volta la Sardegna viene umiliata. L’esercitazione militare interforze “Joint Stars”, avviata il 17 aprile, è solo l’ultima manifestazione di un’occupazione militare sistematica che ignora la volontà popolare, calpesta la dignità di una Regione a statuto speciale e ne devasta territorio, salute e futuro. Si tratta dell’ennesimo atto di violenza istituzionalizzata contro un’isola che da decenni si oppone, a viso aperto, alla logica di guerra imposta da Roma, dalla NATO e dalle multinazionali degli armamenti.
Ma oggi, all’esercitazione militare si affianca una nuova, subdola forma di aggressione: una campagna di propaganda che tenta di mascherare i giochi di guerra come gesti di generosità, trasformando i moli del porto di Cagliari nei giorni 10 e 11 maggio in una vetrina per l’apparato militare. Con la complicità di enti pubblici, colossi industriali e produttori di armi, si punta a manipolare l’opinione pubblica, a usare i bisogni sociali come leva per costruire consenso attorno a un’idea pericolosa e perversa: l’esercito come benefattore.
Si offrono screening pediatrici, pasti caldi, distribuzioni di piantine e animazioni per bambini. Ma tutto questo non è altro che fumo negli occhi, uno spot per legittimare la presenza armata in Sardegna e abituare le nuove generazioni alla normalità della guerra. È gravissimo che si utilizzino minori e famiglie fragili come bersaglio di questa strategia di persuasione. È ignobile che si tenti di far passare una nave da guerra – la “Trieste”, costata 1,2 miliardi di euro – per un presidio sanitario, mentre la sanità pubblica crolla sotto il peso di tagli, abbandono e privatizzazione.
È indegno che le scuole vengano coinvolte in questo teatrino, chiamate a promuovere un evento in palese contraddizione con i principi educativi e civili. Le immagini belliche non devono entrare nei luoghi dell’educazione, né essere imposte ai bambini con la complicità di dirigenti scolastici e autorità regionali.
Caminera Noa denuncia con forza questa operazione di marketing bellico mascherata da solidarietà ed esorta le istituzioni regionali, il Comune di Cagliari, l’assessorato alla sanità, le autorità scolastiche e a tutti gli enti coinvolti ad interrompere immediatamente ogni collaborazione con questa messinscena vergognosa.
E soprattutto, rivolgiamo un appello diretto alla cittadinanza sarda: disertiamo in massa questa parata dell’inganno. Rifiutiamo l’ennesimo tentativo di militarizzare le nostre vite. Diciamo NO a chi trasforma il dolore sociale in strumento di reclutamento e consenso bellico. Ricordiamo che la Sardegna è già gravata da vaste aree soggette a occupazione militare (circa 35mila ettari di territorio), presidi funzionali alle strategie belliche della NATO e degli Stati membri, e che oggi questo genere di iniziative risponde alla necessità di allargare l’influenza della sfera militare anche al di fuori di esse, in una visione strategica che mira a trasformare la nostra isola in un gigantesco hub militare.
La Sardegna non è terra di guerra. La Sardegna non si vende, non si militarizza, si difende.
Coordinamento Nazionale di Caminera Noa Tàttari, 03 de Maju de su 2025