ANGHELU MARRAS “PRO UNA CAMINERA NOA

di Anghelu Marras

Ricostruire un percorso “nuovo”, una “caminera noa” dell’indipendentismo sardo (che appare sempre più polverizzato in molteplici e contradditorie tendenze e in innumerevoli gruppi politici di destra, di centro e di sinistra) è “cosa buona e giusta”.
Questo progetto ambizioso e necessario deve trovare il giusto spazio nel dibattito e nella pratica politica. È evidente:
- che tutte le interpretazioni del nazionalismo sardo si connotino per una strategia filo-istituzionale (non esistono gruppi o partiti che pratichino la lotta armata);
- che la strategia di tutte le formazioni sia fortemente influenzata dall’aggressione selvaggia che il territorio sardo sta subendo da parte della R.A.S., dello Stato Italiano e dalle corporation internazionali sulla questione energetica e inoltre, l’evidente situazione di dipendenza alimentare.
Nonostante tutto questo, che avrebbe dovuto innestare un processo di avvicinamento delle diverse formazioni politiche, permangono livelli (pericolosi) di incomunicabilità fra i movimenti politici extra-urbani (Comitati per la difesa del territorio e sindacati di pastori e contadini) e i movimenti politici urbani e metropolitani organizzati in forma di partito.
In connessione con quanto sopra esposto mi preme manifestare la preoccupazione che provo per la gravità insita nella tendenza strategica della Regione Sarda e dello Stato Italiano verso la concentrazione della popolazione sarda in ristrette aree urbane, in particolare la “città metropolitana” di Cagliari con circa 500.000 abitanti e “le aree metropolitane” di Sassari e Olbia con altri 500.000 abitanti e poche altre città (escluse dai contesti metropolitani, come Nuoro e Oristano). Nei 377 Comuni Sardi abita circa 1/3 dell’intera popolazione.
Il territorio così disabitato ben si presta alla speculazione, in particolare, energetica, mineraria e turistica. Inoltre enormi porzioni di territorio disabitato agevolano l’invadenza militare italiana, europea e internazionale che sperimenta nella nostra isola nuovi e sconosciuti armamenti di cui s’ignorano le ripercussioni ambientali e sanitarie.
Nel quadro, sinteticamente, abbozzato si collocano le diverse tendenze politiche dei partiti sardi e l’incomunicabilità fra di essi (se non in formule di cartello), ma in particolare:
(nei confronti dei partiti urbani e metropolitani)
- sul percorso “istituzionale” da seguire per limitare l’ingerenza dello Stato;
- il sistema delle alleanze con quei partiti sardi che sostengono (o sosterrebbero) il governo della RAS che supinamente accetta le regole dello Stato “democratico”;
(nei confronti delle formazioni extra-urbane ed extra-metropolitane)
- Il movimento dei pastori appare impenetrabile ed interamente gestito da una non sempre trasparente dirigenza;
- Il movimento dei Comitati spontanei continua a mostrare la propria impermeabilità nei confronti dei partiti indipendentisti sardi, spesso percepiti come ingerenze poco gradite.
Una “caminera noa” dunque ha un compito molto rilevante nell’organizzazione unitaria (da un lato) e dall’altro nella definizione e di una lotta unitaria ed inclusiva per l’autosufficienza alimentare (movimento pastori) e per quella energetica (comitati sardi).
Ciascun membro de “una caminera noa” dovrà preventivamente analizzare il proprio approccio ad un simile percorso, sciogliendo il nodo del permanere ideologicamente “duri e puri” oppure di seguire la lotta (dinamica)politica sacrificando qualcosa della propria purezza, per salvaguardare, appunto, una “caminera noa” che nel tempo potrà (dovrà) amalgamarsi in un progetto “nuovo, duraturo e vincente”.