Coronavirus: caso Sardegna, è necessario fare informazione corretta e divulgarla


La situazione in Sardegna presenta un caso unico ed ogni giorno che passa rischia di precipitare rovinosamente.
Caminera Noa lo aveva previsto e aveva chiesto alla Regione la chiusura degli ingressi ai non residenti provenienti dalle zone rosse.
Oggi a distanza di circa due settimane iniziano a venire fuori le conferme che quanto temevamo si è avverato.
Molte persone sono state contagiate perché entrate in contatto con portatori inconsapevoli del coronavirus.
La Regione ha tardato a fare la “voce grossa” con il governo centrale e quando si sono chiusi gli accessi “l’incendio” era già divampato: siamo passati in poche settimane, da pochi e gestibili casi, a oltre 400 casi.
La Sardegna ha dimostrato di essere del tutto impreparata a gestire l’emergenza: ci troviamo infatti a dover fronteggiare la situazione in un clima di caos generale.
L’immobilismo della giunta regionale e del presidente Solinas stanno mettendo a rischio la tenuta del sistema sanitario e la sicurezza dei sardi.
Negli ospedali manca di tutto: mascherine, caschi protettivi, guanti, camici, tamponi e reagenti ed è negli ospedali che si sono verificati oltre 60% dei contagi nell’isola: a questo proposito il “ci può stare” detto pubblicamente dall'Assessore alla Sanità Nieddu riferendosi al numero dei medici che si sono ammalati in ospedale è a dir poco VERGOGNOSO!
Gli ospedali non sono stati attrezzati in modo adeguato ad affrontare l’emergenza e la responsabilità è di una classe politica inadeguata, di un immobilismo imbarazzante della giunta regionale e dei vertici della sanità.
Sono stati sospesi anche interventi improrogabili, come alla Smac di Sassari, dove per le pazienti in attesa di intervento di tumore al seno non sono previsti i tamponi.
E intanto la regione prova a metter il bavaglio al personale ospedaliero, con una nota dell'assessore alla Sanità Mario Nieddu che chiede, ai direttori delle aziende sanitarie di avviare "provvedimenti disciplinari" nei confronti degli operatori che non autorizzati, divulghino notizie alla stampa e su internet. Di fatto, minacciando così ritorsioni inaccettabili e inqualificabili, si nega ai cittadini l'informazione su quanto sta accadendo di grave, specialmente nel nord est, dove il diffondersi dell’epidemia rischia di sfuggire di mano.
Condanniamo anche il maldestro tentativo della politica di attribuire agli stessi cittadini la responsabilità del contagio, attraverso la richiesta dell’esercito da dispiegare nelle strade per controllare gli spostamenti delle persone anziché provvedere immediatamente a rifornire gli ospedali e il personale medico di tutte le attrezzature necessarie a bloccare il diffondersi dell’epidemia.
Così c'è il rischio che si scateni una vergognosa caccia all’untore, anche nei confronti di chi rispetta tutte le misure di sicurezza raccomandate.
Al presidente Solinas vogliamo dire che la presenza nelle strade dei militari è tutt’altro che rassicurante ma soprattutto inutile.
I cittadini sardi infatti hanno accettato le misure del governo limitando gli spostamenti alle sole esigenze di lavoro e alle urgenze per cui non vediamo alcuna ragione per creare posti di blocco gestiti dai militari nelle nostre strade e che consideriamo questa eventualità un atto politico grave e irresponsabile.
Mettere i militari nelle strade è una cosa semplicissima ma in un clima di caos generale, in cui presidente di regione, sindaci e prefetti interpretano ognuno a suo modo le prescrizioni del Governo centrale, si rischia di offrire delle tentazioni autoritarie inedite, e se fino a poche settimane fa era impensabile assistere ad una limitazione delle libertà come quella attuale (che tutti abbiamo accettato), La nostra preoccupazione è che queste restrizioni delle libertà civili e democratiche, adottate in emergenza, in Sardegna e altrove, possano permanere anche dopo l'auspicata fine della pandemia. Come successo nel passato con altre leggi e decreti speciali!
In questi giorni abbiamo assistito a delle manifestazioni politiche a dir poco penose: invocazioni di militari o di santi, che se sono “comprensibili” se vengono da un comune cittadino, sono invece indegne di una classe politica seria e responsabile, capace di governare e di attuare una sola misura eccezionale per arginare, all’interno degli ospedali, il dilagare del contagio.
La situazione è grave e rischia di peggiorare, il governo della regione deve intervenire subito: venga destituito l’Assessore alla sanità e si affidi ad una task force competente la gestione dell’emergenza. In proposito ricordiamo che la riforma della rete sanitaria, tanto promessa in campagna elettorale, non è stata ancora varata. Di conseguenza anche le nomine dei direttori sanitari sono bloccate ai f.f.( facenti funzioni), come alla Aou di Sassari, in attesa di capire se le aziende uniche sanitarie restano tali o se si vuole tornare alle ASL( ora ATS) e AOU separate.
Tutto ciò, fin dall'inizio della legislatura, sapeva e sa non solo di incapacità amministrativa, ma anche di disaccordo nella spartizione politica delle "poltrone".
Ma ora non c’è altro tempo da perdere se si vuole scongiurare il peggio.
La Regione requisisca i posti letto in terapia intensiva e sub intensiva in tutte le cliniche sanitarie private e li destini alla cura dei pazienti contagiati da coronavirus. Si attivi per rimandare a casa i non residenti e poter gestire più agevolmente l’emergenza.
Si disponga che venga fatto il tampone a tutti gli operatori e ai pazienti degli ospedali. Si Forniscano subito, senza perdere ulteriormente tempo, lo ribadiamo, le attrezzature che consentano ai medici di lavorare in sicurezza e in particolare mascherine, caschi protettivi, guanti e camici.
Confischi i macchinari pagati dai contribuenti sardi per metterli a disposizione nei presidi sanitari pubblici.
Riapra tutti gli ospedali che dalla Giunta precedente, erano stati chiusi e riavvii tutte le attività di quelli vittime del ridimensionamento.
Inoltre apra entro tempi brevissimi le strutture sanitarie che mai sono state usate, un esempio per tutti: l'ospedale di Macomer. Intervenga nei presidi sanitari minori, nelle residenze per anziani (vedi il dramma di Casa Serena, dove è morta un’anziana e sono risultati positivi al virus 19 operatori su 25).
Dopo venticinque anni di privatizzazioni e depotenziamento della sanità pubblica ci rendiamo conto come sia stato folle gestirla come una azienda privata e come l’attuale sistema economico e politico non sia in grado di tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini.
Ci sarà tempo in seguito per chiedere conto del disastro attuato dalla classe politica sarda attuale nella gestione delle contingenze, senza scordare però la responsabilità di tutti i precedenti governi che hanno legiferato favorendo la chiusura di interi reparti, di tanti ospedali nei piccoli centri e il taglio dei posti letto.
Oggi ne paghiamo tutti il duro prezzo, ma dopo i sardi vi presenteranno il conto!