La situazione sta degenerando. In vista di prossime strette ministeriali, sindaci e presidenti di Regione (sardi compresi) stanno vaneggiando e invocando esercito e leggi marziali per perseguire runners e passeggiatori solitari.
Nel frattempo gli ospedali sardi si sono presto trasformati in focolai dato che il 50% dei contagi nell’isola sono medici, infermieri e OSS a fronte dell’8% della media italiana e del 4% di quella cinese.Inoltre in tutto lo Stato, le grandi fabbriche continuano a essere aperte e spesso davanti ai Market e ai pronto soccorso si formano notevoli assembramenti. In entrambi i casi non si rispettano quasi mai le distanze di sicurezza e le misure minime essenziali previste dai decreti d’urgenza.
In particolare nel Sulcis la situazione è potenzialmente esplosiva. La Saras ha infatti richiamato, dal 20 febbraio fino alla prima decade di marzo, circa 3mila lavoratori provenienti dalla Penisola, molti dei quali dalle zone a più alto contagio (denuncia di Cagliaripad, con il documentato articolo Saras, lavoratori in quarantena: cronistoria di un (potenziale) disastro, denuncia come proprio i lavoratori extra della Saras non siano tenuti a rispettare l’ordinanza n. 5 del Presidente della Regione Sardegna del 09.03.2020 dove si impongono “ulteriori misure straordinarie urgenti”, cioè l’isolamento fiduciario di tutti coloro i quali “abbiano fatto ingresso in Sardegna nei quattordici giorni antecedenti alla data di emanazione della presente ordinanza”.
Nella nota esplicativa del Presidente della Regione Sardegna all’ordinanza n. 5 del 09.03.2020, si specifica infatti che la stessa ordinanza “non si applica ai seguenti casi: "spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità, obblighi connessi all’adempimento di un dovere, da motivi di salute; spostamenti funzionali al transito e al trasporto merci, allo svolgimento della filiera produttiva” [fonti Cagliaripad].
Attualmente sappiamo che almeno un Hotel di Sarroch è stato posto in quarantena preventiva da quando uno dei 19 lavoratori Saras provenienti dalla Penisola ha manifestato sintomi da Covid-19.
Nella giornata di ieri Cagliaripad ha ricevuto una lettera da parte della moglie di un lavoratore Sarlux dove si dichiara quanto segue: “Come forse già sapete oggi sono stati messi in isolamento, nell’albergo di Sarroch nel quale alloggiano, due operai provenienti dalle zone rosse del Nord Italia. Noi cittadini siamo molto preoccupati. La Sarlux non vuole saperne di sospendere la fermata. Mi chiedo, allora che senso ha stare a casa noi mogli e figli se i nostri mariti vanno a lavoro tutti i giorni con un rischio contagio altissimo?”
Anziché invocare l’intervento della Brigata Sassari e di S. Efisio, riteniamo che le autorità della Regione Autonoma di Sardegna debbano verificare tutte queste informazioni e chiedere al Ministero dello sviluppo economico la chiusura temporanea preventiva e cautelare di Saras e Sarlux (o comunque la sospensione di tutte le attività e dei reparti al minimo indispensabile), certamente più pericolose di qualche corridore solitario.
Non vorremmo trovarci, nel giro di pochi giorni, a pronunciare il detto sardo “serra sa corti candu su bestiamini si che est fuidu” come è già avvenuto a proposito del mancato allontanamento dei vacanzieri sospetti delle zone ad alto contagio, dei mancati controlli ai porti e della gravissima crisi degli ospedali sardi.