Quello che sta accadendo in Sardegna ha dell’incredibile e del paradossale. Militari israeliani, reduci dal servizio a Gaza – dove continua il massacro indiscriminato di civili, tra cui migliaia di bambini – vengono ospitati in resort di lusso nella nostra isola per un periodo di “decompressione”, ossia per allentare la tensione dopo aver preso parte a queste operazioni. A essere cacciati non sono loro, ma i manifestanti che il 31 agosto hanno protestato pacificamente davanti all’aeroporto di Olbia, opponendosi alla presenza di terroristi israeliani in Sardegna.
Ai manifestanti, durante la protesta, non è stato contestato alcun reato: avevano soltanto bandiere palestinesi. Eppure hanno ricevuto fogli di via della durata di un anno perché definiti “persone socialmente pericolose”. Siamo di fronte a un fatto gravissimo: la libertà di manifestare e di esprimere dissenso viene calpestata, mentre chi ha le mani sporche di sangue viene protetto dalla DIGOS, pagata con le nostre tasse. Sono loro che dovrebbero essere considerati “socialmente pericolosi”: parliamo di soggetti già attenzionati dalla giustizia internazionale per crimini di guerra, accuse che pendono anche sul premier Netanyahu, colpito da un mandato di cattura internazionale.
La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha dichiarato di non avere ricevuto alcuna informazione sulla presenza di militari israeliani nell’isola. Abbiamo apprezzato che si sia espressa in solidarietà con la Global Sumud Flotilla, in viaggio verso la Palestina per rompere l’assedio di Israele e portare viveri alla popolazione civile stremata dalle barbarie del terrorismo di Stato israeliano. Ma ora non bastano dichiarazioni di facciata: la Todde e tutti i consiglieri regionali che hanno a cuore la libertà, il diritto al dissenso e i valori democratici devono uscire dalla comfort zone, prendere una posizione politica netta e chiedere spiegazioni immediate su questa vergognosa repressione. Un governo dell’isola degno di questo nome dovrebbe mobilitarsi ora, al fianco di chi difende i diritti e la libertà di manifestazione, i valori della pace contro la barbarie del genocidio e della deportazione di circa un milione di persone da Gaza.
Chiediamo che il Consiglio regionale agisca subito chiudendo l’accesso ai voli provenienti da Israele.
Pretendiamo inoltre che si esprima chiaramente:
- contro la presenza dei poligoni militari in Sardegna, dove si preparano le guerre e dove si è addestrato anche l’esercito israeliano;
- contro la fabbrica RWM di Domusnovas, che produce componenti per droni e bombe usati a Gaza;
- contro gli accordi delle università sarde con istituzioni israeliane, cooperazioni finalizzate in gran parte allo sviluppo di tecnologie militari.
Il mondo assiste in diretta streaming a un genocidio e a una deportazione. Questo è il tempo delle scelte importanti: occorre schierarsi senza ambiguità dalla parte giusta. Tutto il resto è solo retorica vuota, priva di conseguenze politiche reali. La RAS e il suo governo da che parte vogliono stare?
Caminera Noa chiama alla solidarietà popolare con chi è stato colpito dai fogli di via e invita tutte e tutti ad alzare la testa contro questa vergogna. In nome di una delle più nobili tradizioni della nostra terra: la ribellione.
Sardigna no est terra de gherra
Coordinamento natzionale di Caminera Noa 13 de cabudanni de su 2024