Sicurezza sì. Ordini dal Lombardo-Veneto no!

Il presidente Christian Solinas riprende le posizioni sull’ultimo DPCM di Caminera Noa storpiandone le posizioni. Avevamo infatti tacciato il DPCM di Conte come uno “Sblocca Lombardo-Veneto”. Invece della famosa “Fase 2”, che avrebbe dovuto iniziare una riapertura graduale proporzionalmente alle reali condizioni per regione, si assiste ad un via libera a manifatture e costruzioni, che sono settori trainanti del Lombardo-Veneto». A ribadire chi comanda nello Stato è il presidente della Lombardia Fontana. Ecco la sua dichiarazione nella giornata del 28 aprile: «Il virus è ovunque, non soltanto in Lombardia, c'è anche per esempio in Sardegna».
Secondo Fontana «le interconnessioni in Italia sono tali che non si può pensare che la vita inizi da una parte e da un'altra sia ferma. È importante capire tutti che fintantoché non ci sarà un vaccino o una medicina dovremo convivere con il virus».
Quindi, fino a quando non ci sarà una cura o un vaccino nel Lombardo-Veneto, tutte le fabbriche aperte per fare andare su il PIL, e nel sud e nelle isole tutto chiuso per mantenere la curva del contagio sotto il livello di guardia.
Il presidente Solinas ha dichiarato a questo proposito che i sardi attendevano «un Dpcm più ampio nella riapertura di alcune attività e alcuni settori del Paese. In verità il testo lascia intravedere una efficacia e una incisività solo laddove esistono grandi attività industriali e quindi nella parte settentrionale del Paese». Così Solinas annuncia un’ordinanza «nelle prossime 48-72 ore che consenta in Sardegna aperture graduali per tornare a una nuova normalità».
Solinas riprende la nostra analisi sulla matrice “nordista” del DPCM, ma non le nostre soluzioni per la crisi e c’è da essere preoccupati: perché Solinas, indicando le varie attività per cui verranno chieste deroghe, inserisce anche le grandi opere? Per caso si ha in mente la dorsale del Metano che è veramente l’ultima cosa di cui oggi la Sardegna ha bisogno?



Credits Foto: Marco Giola
Avanziamo alcune proposte per puntellare una delibera che auspichiamo essere finalmente sardista, popolare, verde e scritta nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici sarde e non delle cricche dei costruttori e dei palazzinari:

- Screening totale per avere l'esatta percezione dei contagi in Sardegna: solo avendo numeri precisi sulla diffusione del virus possiamo effettivamente capire la gestione della riapertura;
- Invece di dare inutili sussidi che creano solo dipendenza, dato che la stagione turistica sarà compromessa, favorire il turismo interno anche con una campagna di comunicazione rivolta a chi percepisce uno stipendio statale regionale, o comunque fisso;
- Istituire un paniere calmierato per impedire lo sproporzionato aumento dei prezzi alimentari e di prima necessità. Ciò è previsto dall’articolo 4 dello Statuto Autonomo;
- Aprire un fondo regionale e statale per ammortizzare le spese fisse (affitti e utenze) delle utenze di tutte le attività chiuse per decreto fino ed oltre al 4 maggio;
- Tutelare gli operatori del mondo dello spettacolo, degli artisti che rendono la nostra Sardegna una terra ricca di vita e bellezza culturale con uno speciale assegno dell’arte che copra le spese fondamentali per tutto il periodo della quarantena, da calcolare retroattivamente a partire dal primo giorno in cui sono entrate in vigore le restrizioni

Crediamo che essere una Regione Autonoma debba significare assumersi delle responsabilità e non farsi dettare l’agenda da presidenti della Lombardia e del Veneto o ricevere gentili concessioni per grazia ricevuta da un Governo che non è capace di capire la Sardegna non ha la densità abitativa della Lombardia e che applicare lo stesso metro a realtà diverse è la più grande ingiustizia che possa compiersi.