Cosa dobbiamo ancora subire prima di ribellarci?

Ricordate cosa si diceva? Se il virus si fosse manifestato in Sardegna, il governo italiano avrebbe chiuso tutto al primo caso e buttato via la chiave. La prova che questo era vero ce l’abbiamo sotto gli occhi proprio in questi giorni con l’incredibile ondata di isteria politica e giornalista che individua nella nostra terra gli untori dello Stivale. 

Dopo gli articoli allarmistici del Corriere della Sera dei giorni scorsi che dipingevano la Sardegna come una “bomba virale” e dopo le esternazioni del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sulla necessità fare test agli imbarchi “per evitare il propagarsi del contagio all’interno delle navi e dei traghetti”, oggi La Repubblica titola in prima pagina: “Virus, la Sardegna spaventa”.

Non siamo molto lontani dai titoli di Libero sugli immigrati che “portano le malattie”, soltanto che questa volta il ragionamento proviene dai sostenitori dell’attuale Governo e non dalla destra xenofoba a cui, a quanto pare, PD e 5Stelle vogliono togliere tutti i cavalli di battaglia. Lo stesso Governo che:

- ha costretto la Sardegna a tenere i collegamenti aperti nella fase espansiva del contagio, quando l’isola poteva tutelarsi;

- ha imposto di accogliere migliaia di ricchi facoltosi del nord, proprietari di seconde case, provenienti da zone ad alto contagio;

- ha successivamente imposto un lockdown indifferenziato a tutte le regioni dello Stato senza minimamente tenere conto delle situazioni specifiche, andando contro anche i pareri del Comitato tecnico-scientifico che consigliavano misure regionalizzate;

- ha favorito in tuti i modi l’economia del nord elargendo concessioni al sistema industriale tipico di quelle aree e schiacciato l’economia del sud e delle isole, caratterizzato da altre forme produttive per cui non era possibile ottenere alcuna deroga;

- Ha imposto una apertura altrettanto indistinta, senza neppure possibilità di fare controlli o di filtrare in qualche modo, misura che nello stesso momento veniva praticata da diversi Stati europei;

Ma guardiamo i dati: oggi in Lombardia ci sono attualmente 5576 positivi al Covid-19 (con 185 nuovi casi), nel Lazio 1870 (con 215 nuovi casi), mentre in Sardegna 257 (con 44 nuovi casi). Considerando che la stragrande maggioranza di casi conteggiati in Sardegna sono turisti italiani e da altri parti d’Europa, chi è la bomba virale? Chi spaventa chi? Chi ha messo in pericolo la salute di chi?

Tutte queste decisioni sono state prese sulla spinta delle esplicite richieste dei presidenti delle regioni ricche del nord Italia che, in questa occasione, hanno manifestato tutto il loro razzismo anti sardo e antimeridionale, palesando il fatto che non solo credono di essere i veri padroni dello Stata, ma lo sono effettivamente.

Oggi i signori che sostengono il Governo Conte, politici e giornalisti, si accorgono che viaggiare ammassati in nave e in aereo favorisce il propagarsi del virus, solo che quando si trattava di dare ai ricchi vacanzieri continentali e di mettere a rischio la salute dei sardi e il sistema sanitario sardo, questi problemi non esistevano.

La nostra classe politica (maggioranza e opposizione) ha dimostrato in questa situazione una mollezza disarmante. Avremmo potuto effettuare noi i controlli agli imbarchi, avremmo potuto puntare i piedi in sede di conferenza Stato-Regioni, avremmo potuto fare tante altre cose ma l’unica cosa che ha saputo fare Solinas è stata piagnucolare che lui aveva proposto il “passaporto sanitario” e che non gli è stato permesso. Esiste una cosa che si chiama “disobbedienza civile” che ha salvato il mondo dalla segregazione razionale e di genere e che ha liberato interi continenti dall’oppressione coloniale. Perché Solinas, invece di prendersela con quattro disperati arrivati con i barchini, non ha chiamato i sardi a disobbedire alle ingiuste (e pericolose) imposizioni del Governo?

Dobbiamo tenere alta la soglia di attenzione. È noto ormai a tutti che la Sardegna non è solo la base militare d’Italia (con i sui 64mila ettari di servitù militari), non è solo la cayenna d’Italia con i suoi numerosi di carceri), non è solo una delle regioni con meno servizi dello Stato, ma rischia anche di diventare il capro espiatorio per un Governo razzista, centralista, ignorante verso cui è necessario una grande sollevazione del popolo sardo.