Non bisogna fidarsi dell’avvoltoio


Non tutti esultano.
Caminera Noa, Federazione sociale USB Sardegna, Cobas Sardegna e Rifondazione Comunista prendono posizione contro il governo Draghi.

«Chi è e cosa pensa Draghi lo sappiamo tutti benissimo – scrivono le associazioni sindacali e politiche sarde - soprattutto lo ricordano i greci. Draghi è stato uno dei massimi teorici della linea dura nel negoziato sul debito greco del 2015. Gli effetti sociali e umani della vicenda greca sono spaventosi, paragonabili a una lunga e intensa guerra».

Draghi un nuovo Monti, dunque, da cui non ci si può aspettare che una nuova ondata di «privatizzazioni selvagge, facilità di licenziare, aumento dell’età pensionabile, blocco del turnover e taglio degli stipendi nel pubblico impiego, magari inserite nelle famose condizionalità della spesa dei miliardi del Recovery Fund».

I movimenti politici e sindacali sardi lanciano il grido di allarme sulla crescente condizione di marginalità in cui è costretta a vivere la Sardegna: «se gli ultimi, i lavoratori, i territori subalterni erano già pesantemente esclusi da questa pioggia di soldi, con Draghi le maglie si restringeranno ulteriormente».

«La nostra terra – incalzano le forze sarde - in tutto questo risulta sempre più periferia dimenticata e abbandonata. Non avremmo beneficiato prima del Recovery e non ne beneficeremo adesso. In compenso ne pagheremo il prezzo del debito e delle misure di austerità che sicuramente l’accompagneranno».

«L’unica speranza – concludono i sindacati e i movimenti sardi - è quella della ribellione popolare di un intero territorio costretto da anni a vivere nella miseria e nell’abbandono. Per questo motivo chiamiamo tutte le forze sociali, culturali e politiche sarde ad alzare gli scudi contro questo ennesimo Governo delle banche, dei ricchi, di quel Nord accentratore di potere economico e finanziario , e a concentrarci finalmente nella difesa dei nostri diritti e a tutelare i nostri interessi».