Sanità in Sardegna, Regione e duopolio politico sardo-italiano: Quando il bue dà del cornuto all’asino!

I giorni scorsi è stato quantomeno sconcertante per Caminera Noa, da sempre impegnata nelle lotte in difesa della sanità pubblica, sapere dalla stampa sarda che Gianfranco Ganau, ex Presidente del Consiglio Regionale e attuale Capogruppo del Pd, dichiara che “il sistema Regione è allo sbando da troppi anni”.  

Tra le tante e annose criticità cita quelle della sanità pubblica in Sardegna perché, come sappiamo bene, quella privata (una per tutte il Mater Olbia, ingrassatosi con finanziamenti della Regione Sarda, che ha visto come unica opposizione quella di Caminera Noa e dei tanti comitati di cittadini intervenuti nelle imponenti mobilitazioni del 17 giugno 2017 e del 16 dicembre 2018)  gode di ottima salute, a scapito di quella pubblica, colpita a morte proprio alla politica sanitaria scellerata iniziata con la Riforma del Dottor Arru, assessore della Sanità nella Giunta Pigliaru, approvata a larga maggioranza proprio del Consiglio Regionale presieduto allora dal “Dottor” Ganau, che tra i tanti disastri, ha fatto quella di chiudere in tutti i territori sardi, ospedali, punti nascita e tanti altri servizi sanitari primari, necessari in una Regione di poco più di 1.500.000 di abitanti dislocati in una superficie che fa della Sardegna la seconda regione più estesa d’Italia insieme al Piemonte, subito dopo la Sicilia.

Ma se il PD piange, Psd’Az. e Lega certo non devono ridere!

Oggi abbiamo la Giunta Solinas che con l’Assessore Dottor Nieddu, perfetto liquidatore di una sanità pubblica già morente rivelatosi del tutto incapace di affrontare gli inizi della crisi sanitaria con gli strumenti giuridici a sua disposizione (DELIBERAZIONE N. 51/23, DELIBERAZIONE N. 51/23 DEL17.11.2009, 17.11.2009, 17.11.2009, Piano Pandemia influenzale Regione Sardegna 2009).

Inascoltati rimasero gli appelli per la chiusura di porti e aeroporti e la richiesta di Caminera Noa di effettuare uno screening su tutta la popolazione (allora la Sardegna era ancora covid free). L’attuale giunta regionale, di fronte all’emergenza è stata capace di elaborare, in modo assolutamente obsoleto, una riforma sanitaria che contempla il ritorno delle 8 vecchie Asl, e relative poltrone, senza una programmazione seria della stessa.

Caminera Noa ritiene urgente avviare un piano di riforme che passi attraverso il rafforzamento della sanità pubblica, la riapertura dei centri chiusi o sottodimensionati rispetto ai reali bisogni dei cittadini sardi, presidi che avrebbero impedito di portare al collasso gli ospedali dei centri maggiori nel periodo più recrudescente della pandemia. Un piano di riforme che intervenga sullo Statuto sardo, sulla riorganizzazione ed efficientamento degli Enti Locali e degli Assessorati regionali.

È necessario iniziare con la scissione delle due Direzioni Generali Sanità e Politiche Sociali (non consideriamo la terza “Osservatorio delle povertà, istituito da Soru nel 2006, mai partito!) in modo da farne due Assessorati distinti, come altre Regioni a Statuto Speciale hanno saputo fare traendone maggiori benefici, e come era in Sardegna fino ai primi anni ’80.

L’unione di queste due Direzioni sotto un unico Assessorato non ha più ragione d’essere perché le problematiche sono diventate così tante e difficili da gestire, in questi tempi di estrema crisi economica, sociale e sanitaria, che hanno necessità di una distinta autonomia finanziaria e di una programmazione territoriale diversificata. Ciò porterebbe a un alleggerimento della macchina burocratica, che spesso frena la possibilità di spendere al meglio i circa quattro miliardi di euro destinati ogni anno alla sanità pubblica sarda (più della metà del bilancio regionale), nella quale convergono anche i fondi destinati al Servizio sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare.

Inutile ribadire che negli ultimi decenni gli esponenti del duopolio coloniale di destra e sinistra, non hanno saputo gestire la sanità sarda se non per spartirsi poltrone e rafforzare un sistema politico clientelare in totale contrasto con gli interessi del territorio, non sapendo nemmeno sfruttare le opportunità riservate alle realtà geopolitiche disagiate previste dall’Unione Europea.

La Sardegna merita una classe politica capace di lavorare per il benessere dei suoi cittadini, e questa non può essere rappresentata dagli stessi che ci hanno portato nell’attuale disastrosa condizione dove, oltre a morire di covid, si muore, nel totale disinteresse, di cure negate.

Luana Farina Martinelli
Coordinatrice Natzionale Caminera Noa
Sassari, 05 de freàrgiu de su 2022