Crollo dell’Aula magna all’Università di Cagliari. Tutti se ne lavano le mani


Il crollo dell’Aula magna dell
Università di Cagliari ci ha portato vicini a una tragedia sfiorata; ha riacceso per un attimo, l'ennesima immagine dei morti sulla scuola.

Ma fortunatamente il crollo non ha causato vittime e ha permesso a vari personaggi di salvare la faccia e scansare ogni oggettiva responsabilità trovando le più improbabili argomentazioni. Il rettore Francesco Mola parla incredibilmente di “fulmine a ciel sereno” mentre il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu si aggrappa alla fede e alla presunta grazia divina che avrebbe impedito la tragedia, il tutto ben condito da un velo di ipocrisia che punta ad allontanare da loro qualsiasi responsabilità o giudizio morale, banalizzando l’accaduto e appellandosi quindi alla fortuna, alla fatalità e al caso. Così come accade, ma con le lacrime agli occhi, quando ci ritroviamo davanti agli studenti morti all’interno dei percorsi formativi previsti dal Ministero dell’Istruzione, i cosiddetti Pcto, anche stavolta, senza lacrime ma con sollievo, si ritorna a glorificare la fatalità. Sappiamo bene però che le responsabilità hanno volti e cause ben precise, e come tutto questo avvenga in un’assenza di controlli e un generale disinteresse delle istituzioni verso lo stato degrado e di abbandono in cui versano le strutture scolastiche.

Se inseriamo quanto successo nel tempo, senza argomentazioni metafisiche e panegirici sul "fato" scopriamo che il crollo dell’Aula magna avviene in un’isola che detiene il 122° posto su 244 regioni nell’ambito delle infrastrutture; mentre si continua a dare premura economica alle basi militari e allo stato di guerra, fra intensificazione delle esercitazioni e ingenti investimenti, come nel caso della caserma di Prato Sardo a Nuoro, finanziata con oltre di 12 milioni di euro.

Quanto accaduto all’Università di Cagliari è l'ennesimo fatto che reitera la fattuale mancanza di sviluppo formativo, sanitario, strutturale e urbanistico sardo che inserisce l’isola in uno stato di subalternità nei confronti dello Stato italiano con il tacito consenso delle istituzioni regionali, acuendo sempre di più il rapporto coloniale.

Ma se è nota la precaria situazione delle università sarde è da ricordare anche la mobilitazione studentesca avvenuta nel 2018, la quale ha portato all’occupazione di un’ala dell’Università abbandonata all’incuria, per poi essere sgomberata delle forze dell’ordine su richiesta dell’allora rettrice Maria Del Zompo (riciclatasi poi tra le fila del PD). Un fatto non di scarsa rilevanza se si considera come la richiesta di maggiore considerazione dei diritti e delle necessità di studenti e studentesse vengano continuamente calpestati e ad esse venga favorita l’oppressiva presenza dei militari.

Caminera Noa esprime piena solidarietà e vicinanza alla protesta universitaria attualmente in corso per il diritto allo studio e alla sicurezza, invitando gli studenti a denunciare qualsiasi situazione di pericolo e tutta la società sarda, le forze sociali e il mondo della cultura a compattarsi a loro sostegno e a loro difesa, per una politica che investa sul futuro e contro la retorica militare che da troppo tempo imperversa dentro le nostre scuole.

Cristian Augusto Grosso 
Coordinamento Natzionale, Delega politiche giovanili, scuola, cultura
19 Santuaine de su 2022