Il 1° maggio si lavora; Sembra ben lontano quel 1886, quello sciopero di più di 400mila lavoratori e 20mila fabbriche in sciopero.
Il 1° maggio non si va a scuola; Così come quel giorno, non sono andati a scuola Lorenzo e Giuseppe, per andare a morire in un sistema scolastico-aziendale come il PCTO, nel quale se non trovi la morte, trovi l’educazione all’abbruttimento e allo sfruttamento sul lavoro.
Il 1° maggio è la festa dei lavoratori; Così anche questo sistema politico ed economico, fa sentire per un giorno tutti i lavoratori e le lavoratrici uniti e chini al vessillo del contributo sociale tramite il lavoro. E proprio perché viene istituita come festa, è giusto festeggiare...e andare a lavorare
Il 1° maggio è la festa di tutti i lavoratori, maschi; Meno delle donne molestate, pagate meno, o a cui va la colpa dopo il divorzio, del peso che provoca al pover’uomo per il mantenimento, forse lo stesso uomo che raccomanda “alla sua donna” di stare a casa e non lavorare. Oppure di chi viene scartat* dal lavoro perché trans.
Il 1° maggio è la festa dei diritti dei lavoratori; Quei diritti tanto acclamati da chi non ne vuole permettere altri, e nonostante quei diritti, cerca di trovare altri privilegi, perché la proporzione fra diritti nel lavoro e privilegi assunti dal lavoro e sfruttamento altrui dev’essere sempre considerata, alternando ciò a una mesta lotta sindacalista che non pensi troppo a scioperi e rivolte, ma a concerti, palchi e congressi.
Il 1° maggio si festeggia in molte parti del mondo; Così come in molte parti del mondo tutto è sfruttamento, globalismo e cieca produzione. Ma se tutto il mondo produce, tutte le parti di questo mondo sono forza lavoro e merce, da utilizzare per produrre privilegi. In Sardegna il tema del lavoro scalpita tra lo sfruttamento degli stagionali e il colonialismo turistico delle coste, diventate territorio agevole per occupare e devastare i centri storici e i reali bisogni delle nostre comunità.
Il 1° maggio è il teatro della retorica; “Tutela del lavoro, dignità, libertà, fonte di accrescimento culturale, economico e sociale” sono parole vuote nella bocca di classi politiche parassitarie e incapaci di prospettare soluzioni di vera emancipazione sociale, equità e prosperità del nostro popolo, restando spettatrice passiva davanti ad ogni forma di sfruttamento e colonizzazione della nostra isola.
Coordinamento natzionale di Caminera Noa 1 maju de su 2023