2 giugno: Analisi e proposte


Caminera Noa ha preso parte alla manifestazione svoltasi il 2 giugno a Cagliari contro l’occupazione militare e l’economia di guerra, una manifestazione che ha posto al centro la solidarietà al popolo palestinese, vittima di un’azione genocidaria da parte di Israele. Abbiamo partecipato con un nostro spezzone, critici sull’organizzazione della manifestazione, riservandoci di analizzare in un secondo momento luci e ombre di questa importante giornata di mobilitazione e lotta.

Il corteo, partito da Piazza San Bartolomeo intorno alle 17:30 (il concentramento era previsto per le 16:00), ha visto la partecipazione di poco più di 500 persone. Questo numero è piuttosto esiguo considerando la presenza dei palestinesi e dei simpatizzanti della causa palestinese. Rimane evidente il vuoto politico delle organizzazioni indipendentiste e di diverse realtà con cui spesso ci troviamo fianco a fianco in altre lotte, dalla sanità alla speculazione energetica, contro i CPR, per i diritti civili, ecc. È un distacco evidente delle realtà antagoniste e delle lotte che attraversano l’isola, di cui non possiamo non prendere atto.

Il punto cruciale è che, se l’obiettivo è favorire l’intersezionalità delle lotte, si sta sbagliando ancora troppo nel gestire momenti come quello del 2 giugno e nel farlo non in modo inclusivo ma esclusivo. Non si può attribuire ad A Foras la responsabilità del fallimento di strategie più ampie, che ricadono evidentemente sull’assenza e la polverizzazione del movimento indipendentista, incapace allo stato attuale di dare una direzione politica e di ridefinire una strategia unitaria. Tuttavia, ad A Foras va data la responsabilità di non fare abbastanza per favorire un clima di compattezza, di solidarietà e di partecipazione più concreto.

A noi di Caminera Noa, da sempre presenti alle iniziative di A Foras in quanto componente della stessa assemblea contro l’occupazione militare, risulta incomprensibile la scelta di chiudere i microfoni alle organizzazioni politiche e di predisporre la giornata con soli interventi programmati. In questo modo, si favorisce un allontanamento delle organizzazioni che, anziché essere protagoniste di una giornata tanto significativa, si vedono marginalizzate ed azzittite. Come c’è stato il tempo per un corteo lungo e un momento musicale, ci sarebbe stato tutto il tempo per coinvolgere e predisporre l’intervento delle forze politiche presenti e di chiunque volesse intervenire. Occorre dunque ripensare all’organizzazione di giornate simili dividendo in maniera equilibrata interventi e corteo.

La chiusura del microfono solleva inoltre delle perplessità sul tenore di alcuni interventi, a tratti scollati dall’evolversi della situazione a Gaza. Comprendiamo l’enfasi, comprendiamo il contesto, ma crediamo che gioverebbe maggiormente alla causa palestinese osservare anche l’evoluzione del conflitto e le condizioni poste dalla resistenza palestinese per un cessate il fuoco permanente e per un serio accordo sullo scambio di prigionieri, cosa che, da questa parte del globo, ci dovrebbe indurre a ragionare su come fare pressione sui nostri governi affinché si concretizzi un piano di pace e si fermi il massacro a Gaza.

Pur rispettando la dimensione cagliaritana della manifestazione di ieri, occorre prendere atto che gli orari non hanno facilitato la presenza di gruppi provenienti da altre zone della Sardegna. Va detto altresì che la manifestazione non aveva neppure un carattere metropolitano, considerando che si è riproposto ancora una volta un corteo in una zona periferica (Il Poetto), anziché all’interno del reale tessuto urbano. Pur comprendendo il gesto simbolico di passare davanti ai casermoni militari, forse sarebbe più opportuno riservare scelte di questo tipo ad altri contesti, come quelli che ci vedono impegnati davanti alle basi militari.

Da sempre sosteniamo la necessità di raccogliere tutto il movimento nazionale sardo attorno alla questione palestinese, quale occasione migliore se non quella della “ricorrenza” del 2 giugno?! Ma ci è sembrato che non sia emerso nella giusta dimensione la critica al colonialismo e allo sfruttamento della nostra isola per scopi militari. Ci è sembrato venire meno un contributo su un modello di sviluppo alternativo a quello che favorisce guerre e centinaia di migliaia di morti anche grazie al ruolo della Sardegna nelle strategie internazionali.

A nostro modo di vedere, occorre ripensare le strategie ma anche il ruolo dell’assemblea sarda contro l’occupazione militare, un luogo che dovrebbe favorire l’incontro fra realtà diverse (Associazioni, movimenti, collettivi, organizzazioni indipendentiste ecc.) ma accomunate dal medesimo obiettivo di contrastare il colonialismo, l’occupazione militare e la guerra in Sardegna. Sappiamo che non è semplice, ma ripresentiamo pubblicamente una nostra vecchia proposta fatta ad A Foras, di farsi promotrice di un patto di mutua assistenza e solidarietà tra soggetti eterogenei che si muovono nell’ambito dell’opposizione alle basi.

La forza del movimento antimilitarista e contro l’occupazione militare della Sardegna può essere la saldatura di tante pratiche di lotta e di tante anime, una saldatura che nasca da un modo per stare insieme che renda tutte le sue componenti realmente protagoniste di un ampio movimento contro le basi. Ci sembra invece che si stia andando in una direzione differente. Per questo, all’indomani di una importante e simbolica manifestazione come quella del 2 giugno, che ricade nella giornata della festa della Repubblica con il suo seguito di retorica ultra nazionalista, militarista e guerrafondaia, assume una importanza ancora maggiore cercare di trasformare questa lotta in una lotta popolare e di massa, uscendo fuori dalla marginalità che non consente di fare passi concreti verso la smilitarizzazione, che non pone, nell’ambito della mobilitazione stessa, prospettive di cambiamento reali sul piano politico e sociale. Prerogativa indispensabile all’abbattimento dello status quo. Ma per fare questo non servono le avanguardie, né ambiti egemoni ed esclusivi, ma assemblee e microfoni aperti, inclusivi e popolari.

Coordinamento politico di Caminera Noa
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