36.479 è il numero di morti accertati a inizio giugno a Gaza dal momento dell’invasione della Striscia da parte dell’esercito israeliano. 82.777 sono i feriti accertati nello stesso periodo. A inizio aprile si contavano 25.000 bambini uccisi o feriti, un numero senza precedenti, una brutalità senza pari. I morti tra i bambini a Gaza ad aprile erano 13.800. Questi dati provengono dall’ONU, non dalla propaganda politica di Hamas. Sappiamo che i numeri sono molto più alti in questo lembo di terra ormai ridotto a un cumulo di macerie, dove neanche gli ospedali sono stati risparmiati.
Tutto questo avviene nel silenzio complice non solo dei nostri governi e del cosiddetto Occidente democratico, ma anche dei nostri media. Il silenzio mediatico non riguarda solo la notizia in sé, ma anche la mancanza di riflessione su una tragedia senza precedenti. Negli ultimi due anni, abbiamo assistito a una propaganda bellica senza precedenti, a una doppia morale tanto incredibile quanto falsa e strumentale rispetto a ciò che sta accadendo in Palestina e in Ucraina. In nome del diritto alla resistenza all’invasore e all’occupante, in Europa sono aumentate le spese militari e sono state inviate migliaia di armi al regime fascista di Kiev, mentre per la guerra in Palestina assistiamo all’esatto contrario: le armi vengono inviate all’invasore, all’occupante, Israele.
Ma dove sono i media occidentali, dov’è la stampa libera e democratica di fronte a numeri che fanno accapponare la pelle? Sono lì a riportare fedelmente le veline e la propaganda militare dei nostri governi, del loro padrone americano, della NATO, per nascondere il vero volto di un Occidente guerrafondaio e complice di quello che sta accadendo a Gaza, che dobbiamo definire senza mezzi termini un genocidio.
In risposta a questa situazione, ieri, 22 giugno, Caminera Noa ha partecipato e co-organizzato, assieme all’Assemblea studenti per la Palestina Sassari, Giovani Palestinesi d’Italia e ad A Foras, la manifestazione che si è tenuta in Piazza S. Caterina a sostegno della Palestina. Durante l’evento sono state esposte fotografie di Gaza e quadri, e sono stati presentati diversi interventi artistici e politici con Roberta Campagna, Futta, Palazzescky, Rumbo, Istrale e Luana Farina Martinelli.
Questa manifestazione si unisce alle numerose proteste e mobilitazioni di solidarietà al popolo palestinese che si susseguono in tutta l’isola da sette mesi. Assume un carattere importante perché punta ad allargare e rafforzare il fronte della protesta, rendendolo più forte ed incisivo.
Al netto delle differenze fra i vari collettivi, le associazioni e i movimenti che hanno organizzato la mobilitazione e decine di eventi di solidarietà, occorre ribadire che non ci sono manifestazioni che hanno più valore di altre, né manifestazioni insuperabili e più legittime di altre. Tutte concorrono a formare una grande massa di protesta e solidarietà nei confronti del popolo palestinese, per il diritto alla resistenza della Palestina di fronte alla violenza, al brutale regime di apartheid e all’occupazione coloniale israeliana.
Le decisioni sul futuro dei palestinesi saranno prese dai palestinesi stessi, ma il nostro ruolo qui in Occidente è fare emergere le contraddizioni dei nostri governi attraverso azioni concrete di protesta: opponendoci alla collaborazione delle università sarde con quelle israeliane, che nella stragrande maggioranza dei casi riguardano la ricerca tecnologica per uso militare; boicottando i prodotti israeliani; contrastando l’uso della Sardegna come hub militare dove l’esercito israeliano si è addestrato e ha sperimentato l’utilizzo del proprio arsenale bellico oggi impiegato a Gaza; chiedendo la chiusura delle fabbriche di bombe che alimentano l’economia di guerra e l’arroganza dell’Occidente, guerrafondaio e complice. Dobbiamo fare la massima pressione sui nostri governi per un cessate il fuoco immediato e per il riconoscimento dello Stato Palestinese, questione che ha spaccato l’ONU, mostrando chiaramente che solo l’Occidente, gli Stati Uniti e i loro Stati vassalli europei, si oppongono all’acquisizione su un piano internazionale dei diritti politici dei palestinesi. Questo fatto mette fine alla favola che i palestinesi abbiano sempre rifiutato gli accordi proposti: hanno sempre rifiutato accordi svantaggiosi e penalizzanti, e faranno bene a farlo anche in futuro se saranno ingiusti. Accordi cuciti sugli interessi israeliani. Ma è chiaro, o dovrebbe esserlo, che un riconoscimento internazionale della Palestina pone almeno le basi per una trattativa di pace che non sia più sbilanciata a favore di Israele.
Proseguiranno le manifestazioni a cui prenderemo parte con l’intento di allargare il fronte della protesta, della solidarietà e dell’indignazione, unendo le nostre voci per una Palestina libera e indipendente.
Coordinamento Natzionale di Caminera Noa
23 de lampadas de su 2024
Al netto delle differenze fra i vari collettivi, le associazioni e i movimenti che hanno organizzato la mobilitazione e decine di eventi di solidarietà, occorre ribadire che non ci sono manifestazioni che hanno più valore di altre, né manifestazioni insuperabili e più legittime di altre. Tutte concorrono a formare una grande massa di protesta e solidarietà nei confronti del popolo palestinese, per il diritto alla resistenza della Palestina di fronte alla violenza, al brutale regime di apartheid e all’occupazione coloniale israeliana.
Le decisioni sul futuro dei palestinesi saranno prese dai palestinesi stessi, ma il nostro ruolo qui in Occidente è fare emergere le contraddizioni dei nostri governi attraverso azioni concrete di protesta: opponendoci alla collaborazione delle università sarde con quelle israeliane, che nella stragrande maggioranza dei casi riguardano la ricerca tecnologica per uso militare; boicottando i prodotti israeliani; contrastando l’uso della Sardegna come hub militare dove l’esercito israeliano si è addestrato e ha sperimentato l’utilizzo del proprio arsenale bellico oggi impiegato a Gaza; chiedendo la chiusura delle fabbriche di bombe che alimentano l’economia di guerra e l’arroganza dell’Occidente, guerrafondaio e complice. Dobbiamo fare la massima pressione sui nostri governi per un cessate il fuoco immediato e per il riconoscimento dello Stato Palestinese, questione che ha spaccato l’ONU, mostrando chiaramente che solo l’Occidente, gli Stati Uniti e i loro Stati vassalli europei, si oppongono all’acquisizione su un piano internazionale dei diritti politici dei palestinesi. Questo fatto mette fine alla favola che i palestinesi abbiano sempre rifiutato gli accordi proposti: hanno sempre rifiutato accordi svantaggiosi e penalizzanti, e faranno bene a farlo anche in futuro se saranno ingiusti. Accordi cuciti sugli interessi israeliani. Ma è chiaro, o dovrebbe esserlo, che un riconoscimento internazionale della Palestina pone almeno le basi per una trattativa di pace che non sia più sbilanciata a favore di Israele.
Proseguiranno le manifestazioni a cui prenderemo parte con l’intento di allargare il fronte della protesta, della solidarietà e dell’indignazione, unendo le nostre voci per una Palestina libera e indipendente.
Coordinamento Natzionale di Caminera Noa
23 de lampadas de su 2024