Legge Elettorale Sarda: Intervento di Caminera Noa all’Incontro di Sardegna Chiama Sardegna


Caminera Noa ha risposto allappello alla discussione sulla legge elettorale  promossa da Sardegna Chiama Sardegna, di cui è possibile leggere il testo qui: “Rifondiamo la democrazia sarda”
Di seguito il testo del nostro intervento:

Introduzione
Caminera Noa desidera ringraziare Sardegna Chiama Sardegna per averci invitato a partecipare a questa discussione su un tema che dovrebbe essere centrale nel dibattito politico della nostra isola, ma che è stato marginalizzato dalla politica istituzionale negli ultimi dieci anni: la democrazia, la partecipazione alla vita democratica della nostra terra e la rappresentanza democratica. Questo è un argomento che, sebbene relegato ai margini dei dibattiti elettorali, ci interessa profondamente.

Questo tema è cruciale poiché dal suo esito dipende il futuro della nostra terra, della nostra gente e la possibilità del movimento nazionale per l’autodeterminazione di incidere come forza di trasformazione sociale. Ci riferiamo a tutte quelle organizzazioni che vedono la Sardegna e le sue comunità come un soggetto storicamente determinato e capace di rivendicare diritti politici, lottando affinché i sardi possano decidere come amministrare questa terra e cosa sia meglio e più giusto per il futuro della nostra isola e dei suoi abitanti. Questo include ogni questione, dall’economia all’energia, fino all’occupazione militare: in sostanza, riguarda il diritto di decidere su tutto.

Il Problema della Legge Elettorale
Gli effetti del Populismo
La legge elettorale attuale ha tenuto sotto scacco la società sarda per dieci anni. È una legge liberticida che risulta impossibile cambiare dall’esterno del Consiglio regionale. Per modificarla, occorre convincere i consiglieri regionali a impegnarsi concretamente nel cambiamento. Questa legge è nata nel 2013 sull’onda del populismo, in particolare sotto l’influenza dei Cinque Stelle, che avevano focalizzato la loro campagna contro gli sprechi della politica.

Tuttavia, questo populismo ha avuto un effetto boomerang in Sardegna, eliminando di fatto tutte le organizzazioni politiche alternative ai blocchi tradizionali e coloniali. Le forze centraliste hanno sfruttato questa politica populista, progettata per colpire la pancia delle persone, per ridurre gli spazi della democrazia. In risposta alle istanze populiste, e forze presenti all’interno del palazzo della Regione hanno ridotto il numero dei consiglieri regionali da 80 a 60, non tanto per eliminare gli sprechi della politica quanto per restringere gli spazi di rappresentanza democratica, allo scopo di salvaguardare il proprio posto di potere e trasformando così il Consiglio regionale in un fortino inespugnabile.

Le forze tradizionali e centraliste, sia di destra che di sinistra, hanno neutralizzato in un colpo solo la possibilità che le forze alternative, incluse quelle indipendentiste, potessero entrare nel Consiglio regionale. Da dieci anni siamo ostaggio di questa legge liberticida. È fondamentale riconoscere che il problema principale risiede nella riduzione degli spazi di rappresentanza e democrazia. Senza affrontare prima questo problema, ogni altra discussione risulta inutile.

Le Soglie di Rappresentanza
È inutile ricordare che superare la soglia del 10%, in uno scenario dove il bipolarismo comprime la possibilità di avanzare politicamente, è impensabile. Questo sistema presenta le forze alternative al duopolio coloniale come perdenti in partenza. Anche la soglia del 5% per chi si presenta con una sola lista è difficile da raggiungere in questo contesto politico. Il Fronte Indipendentista Unidu ci aveva provato nel 2014, ottenendo circa 8.000 voti pur non presentandosi in tutti i collegi, un risultato non scoraggiante considerando il numero complessivo dei votanti ma che non ha comunque portato da nessuna parte.

Infatti, con questa legge elettorale, sia le coalizioni sia le liste singole restano schiacciate dalla potenza mediatica, dalla ramificazione clientelare e dalla forza economica dei blocchi di centrodestra e centrosinistra, capaci di condurre campagne elettorali molto più efficaci delle nostre. Non possiamo continuare a proporre coalizioni che, puntualmente, e in almeno due casi clamorosi, sono rimaste fuori dal Consiglio regionale. Nel 2014, Sardegna Possibile, guidata da Michela Murgia, con i suoi 76.000 voti, e nelle ultime elezioni di quest’anno, la coalizione sarda guidata da Renato Soru, con circa 63.000 preferenze, sono state escluse dalla rappresentanza democratica.

Dato lo scarso peso politico delle forze nazionali oggi, è impensabile spendere altri cinque anni nella pia illusione di creare una coalizione elettorale vincente. Prendiamone atto.

Proposte di Cambiamento
Possibili strade da percorrere
A questo punto, quali sono le strade da percorrere? Una possibilità è chiedere di aumentare gli spazi di democrazia incrementando nuovamente i seggi. Solo allora potremmo vedere i consiglieri, non più costretti a difendere i loro spazi di potere, essere disposti a cambiare questa legge infame. Tuttavia, questa legge, dall’interno del Consiglio regionale, non verrà mai cambiata senza una forte pressione esterna. Anche piazzando due o tre consiglieri, o alleandoci con loro, non riusciremo a convincerli. Dobbiamo essere concreti: anche in questo caso, tenderanno a mantenere le cose inalterate e a ricondurre le istanze del movimento per l’autodeterminazione nell’alveo di un autonomismo fallimentare o di regionalismo in tutto e per tutto funzionale al mantenimento dello status quo, snaturando quello che dovrebbe essere un reale progetto di cambiamento e trasformazione sociale.

Dato che il referendum abrogatorio non è un’opzione, poiché la legge elettorale è una legge statutaria e non può essere modificata con un referendum, la seconda opportunità è creare un grande movimento civico che si impegni per un referendum consultivo. Tuttavia, questo presenta delle incognite. Innanzitutto, i sardi non sembrano molto interessati a questi argomenti, comprensibilmente data la crisi sociale ed economica senza precedenti che attraversa la nostra società, a cui la politica non offre risposte. Il rischio è che i sardi non ci seguano. D’altra parte, un patto politico che impegni le forze alternative ai blocchi di potere coloniali potrebbe innescare una stagione di impegno sul territorio. Potremmo tentare il coinvolgimento di tutte quelle forze sociali, sindacali di base, culturali, associazionistiche, movimenti, comitati, ecc. già presenti sui territori e impegnati in difesa degli interessi sociali dei sardi ma divisi su un piano politico più ampio. Questa strada ci permetterebbe di dialogare con una base spesso inascoltata e isolata che ha sicuramente tanto da dire, e non solo sul tema della legge. È una strada lunga e complessa e non priva di ostacoli.

Quello che ci rende perplessi è la possibilità di sederci a un tavolo per l’elaborazione di una nuova legge elettorale. L’ideale sarebbe premere affinché si ritorni alla legge precedente alla riforma, che, pur non essendo perfetta, garantiva un livello di rappresentanza accettabile. Non perché non siano valide le alternative proposte in questi anni da diverse forze politiche, ricordiamo la proposta di Liberu (
Proporzionale Sarda: una garanzia di democrazia per tutti), quella di ProgReS (Mudamus sa lege elettorale) di diverse altre organizzazioni che hanno affrontato l’argomento. Ci siamo seduti a tavoli creati attorno alla questione elettorale anche nel 2022, tavoli che non hanno portato a nulla perché ogni organizzazione ha una propria idea di come dovrebbe essere la nuova legge elettorale. In questo modo si perde la possibilità di agire concretamente per l’abrogazione di questa legge nei prossimi cinque anni, perché solo il Consiglio regionale può cambiarla. Discutere e proporre leggi dall’esterno, in questo quadro politico, è fare fantapolitica. Non si offenda nessuno, ma anche cercare di emergere come forze politiche cavalcando argomenti di questa natura, se poi nella realtà non si è in grado di incidere politicamente è una cosa perfettamente inutile.

Un nuovo modo di intendere la politica
Caminera Noa vuole dare un contributo a una mobilitazione popolare e politica civile che sia reale e concreta. Siamo pronti a sottoscrivere subito un patto che ci impegni a raccogliere le firme. Tuttavia, riteniamo di dover ribadire come le elezioni regionali siano state finora un miraggio perché non si è riusciti a costruire un patto politico a lungo termine. Le elezioni sono viste come un fine politico, ma dovrebbero essere un mezzo per costruire un reale processo di emancipazione sociale e nazionale per questa terra. Quindi, diciamo sì all’impegno per una battaglia per la democrazia, ma la proposta di Caminera Noa alle forze che lottano per l’autodeterminazione è quella di costruire realmente, dal basso e partendo dalle nostre comunità, un fronte comune per l’emancipazione. Si tratta di ricomporre il movimento nazionale per l’emancipazione attraverso un nuovo modo di intendere i rapporti politici e di fare politica, iniziando dai territori e dalle municipalità. L’obiettivo è costruire un grande movimento civico e politico per l’autodeterminazione che, non tra cinque anni, ma realisticamente tra dieci, abbia il potenziale politico per sfidare i due blocchi coloniali. Avendo una base territoriale solida, potremo non solo superare la soglia del 5% o meglio ancora del 10% (sempre che nel mentre non ci facciano la grazia di cambiare la legge, cosa a cui davvero non crediamo), ma anche puntare alla guida del governo regionale.

Dobbiamo porci questi obiettivi: ricomposizione del movimento nazionale attraverso un cambiamento di strategia complessiva. Altrimenti, siamo destinati a reiterare all’infinito gli errori degli ultimi dieci anni che hanno spazzato via e polverizzato la proposta indipendentista, rendendo inconsistente anche una più generica istanza per l’autodeterminazione.

Vi auguriamo un buon lavoro con l’auspicio che da questi incontri nasca una nuova stagione politica fatta di buone pratiche, buone proposte e lotte concrete per il futuro della Sardegna.

Coordinamento Natzionale di Caminera Noa
Centro civicico culturale, Piazza Emilio Lussu, Bauladu 
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